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Reiki e infermieristica: la testimonianza di un’infermiera americana

Il Reiki e la professione infermieristica rappresenta un ottimo connubio, ne abbiamo già parlato nell’articolo “Reiki e infermieri: quando le tecniche complementari aiutano ad assistere“. In questo post invece raccontiamo la testimonianza di Karen M. Pischke un’infermiera di Gloucester (Massachusetts – USA) specializzata con il BSN (la laura quinquennale in Scienze Infermieristiche degli USA) nonché insegnante di Reiki e fondatrice di Dreamtime Wellness. Ecco il racconto del suo incontro con il Reiki e di come ha iniziato a utilizzarlo nei contesti sanitari.

L’incontro con il Reiki

Nel 1997 Karen incontra la malattia nella sua vita personale ed è costretta a rivedere il proprio equilibrio tra vita e lavoro. Avendo lavorato come infermiera di terapia intensiva per 15 anni, principalmente in contesti accademici di grandi dimensioni, si prese una pausa dal suo ruolo di infermiera notturna e passò a quello diurno in riabilitazione cardiaca. All’epoca non conosceva nulla sui concetti di energia vibrazionale e medicina energetica ma la malattia e la lentezza nella diagnosi l’avevano ridotta ad un livello energetico molto basso. Disillusa dalle cure sanitarie convenzionali e bisognosa di ripristinare il suo benessere era alla ricerca di tecniche complementari. Nel 1998 incontra il Reiki ad una fiera sui temi dell’infermieristica. Tra le lezioni di educazione continua offerte, “Reiki: auto-guarigione energetica” attirò la sua attenzione. La descrizione era invitante: “Il Reiki rilassa, crea equilibrio, migliora l’energia, promuove l’autoguarigione”. Tutto ciò di cui aveva bisogno! 
“Mi ero laureata con un BSN presso l’Università dell’Illinois, che offriva una solida base nella scienza, nella ricerca infermieristica e nella pratica basata sull’evidenza, quindi ho ascoltato le infermiere che presentavano il Reiki con sano scetticismo e una mentalità critica. A parte notare che i pazienti della terapia intensiva rispondevano positivamente ai massaggi di mani e piedi e alla musica rilassante, sapevo poco sull’assistenza olistica. Se ne avessi sentito parlare al di fuori di un contesto sanitario, forse non sarei stata così pronta a considerare il Reiki, ma queste infermiere parlavano una lingua che potevo capire. Il parallelo che tracciarono tra il Reiki e il sistema endocrino ed il concetto di omeostasi per me aveva un senso

Con grande curiosità Karen sperimentò il suo primo trattamento Reiki e al termine disse alle infermiere “Wow! È stato fantastico! Perché non lo stiamo facendo nelle cure sanitarie?” La risposta che ricevette fu che il concetto di energia era molto lontano e astratto per la comunità medica. Consapevole dei benefici scientificamente provati del rilassamento Karen pensò: “Perché non possiamo semplicemente introdurre il Reiki come tecnica di rilassamento?” 

Come portare il Reiki nelle cure tradizionali

Lavorare con qualcosa non ancora sufficientemente convalidato dal punto di vista scientifico andava contro tutta la formazione che Karen aveva ricevuto per la terapia intensiva. Dopo aver appreso la tecnica iniziò a studiare tutto ciò che poteva sul Reiki, da brava infermiera prudente per prima cosa si rivolse alla letteratura. A quel tempo, c’erano pochi libri sul Reiki e ancora meno studi (oggi è diverso, guarda qua!!), ma iniziò comunque a offrire la tecnica ogni volta che poteva, prima alla famiglia e agli amici, e poi ai pazienti. Anche se inizialmente era scettica su una tecnica di tipo energetico, i benefici comunque arrivavano. “Ci deve essere qualcosa in questo, ma non abbiamo la tecnologia per misurarlo o comprenderlo“. Consapevole che lavorare con il Reiki poteva essere considerato troppo New Age e rischiava di essere ridicolizzata dai colleghi, la curiosità spinse Karen ad esplorare il Reiki mettendosi in rete con altri operatori sanitari che lo stavano utilizzando in tutto il paese.

Il Reiki al North Shore Medical Center

Nel 1999 Karen viene assunta come operatrice Reiki al North Shore Medical Center (NSMC) a Boston all’interno del programma Heart and Wellness, un’iniziativa ambulatoriale per ridurre i fattori di rischio cardiaco. Un anno dopo, avvia una piccola impresa insieme ad altre infermiere specializzate in medicina complementare e alternativa. Inizia a tenere presentazioni sul Reiki presso biblioteche, gruppi di supporto, strutture sanitarie, fiere della salute ed eventi di beneficenza. Lancia una “clinica del Reiki” presso l’Ospedale Addison Gilbert dove lavorava quotidianamente in terapia intensiva. “I miei colleghi di quell’unità e di altre parti dell’ospedale mi chiedevano spesso di fornire Reiki ai pazienti che erano ansiosi e doloranti. In poco tempo, i pazienti chiedevano Reiki prima e dopo – e anche durante – l’intervento chirurgico. All’inizio, ero il bersaglio di sguardi severi o risatine ma, nel 2002, un caso memorabile ha aperto le porte a un programma formale in ospedale. Usando il Reiki ho supportato una donna dalla biopsia mammaria guidata fino alla fase preoperatoria, la chirurgia ed il recupero post operatorio. Il feedback dei membri dello staff è stato così positivo in ogni fase della sua cura che è stato lanciato un programma di supporto chirurgico con il Reiki. Ciò ha portato a un piccolo studio pilota che ha esaminato gli effetti del Reiki prima dell’intervento chirurgico di bypass gastrico. Poiché sapevo che i dati empirici guidano le decisioni sull’assistenza sanitaria negli Stati Uniti, condurre ricerche sul Reiki era stato un mio obiettivo sin dal mio primo incontro con la tecnica

Il Reiki funziona e si diffonde

Mi sono resa conto che le resistenze si stavano abbassando quando un chirurgo gastrico mi fermò un giorno dicendomi – Sai, quel Reiki funziona davvero! Ero uno scettico – Come può una persona che proviene da un background scientifico non essere scettica su qualcosa che non è ancora stato scrupolosamente validato dalla scienza? Ma vedere e sperimentare risultati positivi porta a credere che ci sia qualcosa da studiare
L’attività con il Reiki presso il NSMC Cancer Center ha portato alla dott.ssa Pischke una posizione presso il Massachusetts General Hospital Cancer Center, come parte di un gruppo di medicina integrativa. In quel ruolo ha potuto offrire Reiki ai pazienti, su richiesta, quando faceva il giro. Con le segnalazioni di medici oncologi, infermieri e assistenti sociali, ha potuto trattare, in media, 10 pazienti al giorno nell’unità di infusione di oncologia medica e nelle unità di trapianto di midollo osseo. Attualmente è operatrice Reiki per il programma di medicina integrativa in un centro di gestione del dolore presso il centro ambulatoriale del Lahey Hospital a Danvers (Massachusetts, USA). Il feedback dei pazienti sull’uso del Reiki in queste impostazioni include un maggiore comfort, sollievo dal dolore, riduzione dell’ansia, maggiore senso di pace e speranza. Alcuni pazienti osservano addirittura che la parte migliore del venire a fare chemioterapia è la consapevolezza che avranno un trattamento Reiki. 
Un’altra struttura ha assunto Karen per lavorare con i pazienti post-ictus e con quelli che soffrono di malattia di Alzheimer e demenza. È stato istituito un programma pilota di tre mesi per monitorare e valutare la risposta del paziente al Reiki. I clienti post-ictus hanno dimostrato una ridotta spasticità, un aumento della gamma di movimenti e maggiori tentativi di vocalizzazione. I pazienti con demenza hanno mostrato una riduzione dell’agitazione.

L’esortazione di Karen agli infermieri

Rischiando il ridicolo e nonostante gli scettici, l’infermiera Karen rimane concentrata e impegnata nella sua missione di portare il Reiki nell’assistenza sanitaria tradizionale. Le sue esperienze positive, la sua determinazione e il feedback straordinariamente positivo da parte di pazienti e personale sanitario sono la sua forza. “Vado avanti, incoraggiando i colleghi che praticano il Reiki ad affrontare il loro lavoro come farebbero tutti gli altri nell’assistenza sanitaria, da una prospettiva scientifica, con una mente indagatrice, uno scetticismo sano e un’enfasi sulla pratica basata sull’evidenza. Dico loro di usare un linguaggio coerente con quello usato altrove nell’assistenza sanitaria. Il meccanismo d’azione preciso che rende il Reiki una tecnica efficace non è ancora stato dimostrato. Quello che possiamo dire però è che non sappiamo come funziona il Reiki, ma alcune ricerche indicano che riduce l’ansia e migliora il comfort. Quindi, offri una sessione di prova e osserva la risposta. Credi in te stesso e sogna in grande. Potresti persino creare un percorso di carriera che non hai mai pensato prima. Pensa fuori dagli schemi, le opportunità nell’assistenza sono infinite!

Fonte: Magazine RNL Reflections on Nursing Leadership.

Consulta gli studi sul Reiki già realizzati e l’utilizzo del Reiki negli ospedali.

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