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L’impatto del Covid-19 sugli operatori Reiki professionali: uno studio

Nel 2022 la rivista Complementary Therapies in Clinical Practice (vol.46) ha pubblicato l’articolo “Reiki practitioners’ perceptions of the impact of the COVID-19 pandemic on the experience, practice and future of Reiki” che esplora l’impatto della pandemia sui professionisti Reiki.

Obiettivi

La pandemia da coronavirus (COVID-19) ha avuto un enorme impatto sulla pratica del Reiki. Il governo del Regno Unito ha introdotto un blocco nazionale nel marzo 2020 limitando le attività e i movimenti delle persone. Molti servizi non essenziali sono stati chiusi, inclusi i trattamenti come il Reiki, che di solito viene erogato in contesti come gli studi dei professionisti, i saloni di bellezza, i centri di salute naturale, gli hospice e gli ospedali. Questo ha lasciato solo la possibilità di utilizzare il Reiki a distanza (metodo meno conosciuto dai neofiti) o l’auto-trattamento per chi ha appreso la tecnica. Nel luglio 2020 Il governo del Regno Unito ha allentato le restrizioni e i professionisti Reiki sono ritornati a lavorare con una rigida guida del governo sulle misure da adottare, incluso il non trattamento di zone ad alto rischio come il viso, la valutazione del rischio sul posto di lavoro, l’uso di una visiera, mascherine e guanti e la riduzione dei tempi di attività/contatto. Ulteriori periodi di blocco nazionale o locale si sono verificati dopo il luglio 2020, ma da aprile 2021 tutti i praticanti di Reiki sono stati in grado di riprendere la pratica con lacune precauzioni indicate dal governo (come la mascherina).
Mentre la ricerca ha esplorato l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla pratica degli operatori sanitari, mancano ricerche sulla pratica delle terapie complementari, e in particolare sul Reiki. Pertanto, questo studio mirava a valutare l’impatto della pandemia sull’esperienza, la pratica e il futuro del Reiki durante il primo blocco nazionale nel Regno Unito, esplorando:
1. l’impatto personale della pandemia sui professionisti Reiki e sul loro lavoro;
2. le percezioni dei professionisti del futuro della professione e sulla realizzazione dei trattamenti Reiki;
3. l’esperienza e l’opinione dei professionisti Reiki sui trattamenti a distanza rispetto a quelli a contatto.

Metodologia

Si tratta di uno studio qualitativo mediante interviste semi-strutturate condotto con 10 professionisti Reiki.
I criteri includevano anche l’essere registrati al CNHC (Complementary and Natural Healthcare Council) o lavorare in un ambiente clinico come un ospedale o un hospice per fornire una certa coerenza in termini di formazione professionale e codice di condotta seguito.
Le interviste sono state registrate, trascritte testualmente e analizzate utilizzando l’analisi tematica.
Sono state individuate 3 aree di analisi: adattarsi e crescere con le sfide del COVID-19, Reiki per la resilienza individuale e della comunità, passare dal Reiki in presenza al Reiki a distanza.

Risultati

Adattarsi e crescere con le sfide del Covid
I professionisti Reiki sono stati personalmente colpiti dalla pandemia di COVID-19 subendo una perdita di reddito e percependo di non essere in grado di supportare i propri clienti. Hanno usato questo tempo per riflettere sulla loro condizione raggiungendo uno stato di accettazione e trasformando le avversità in opportunità per sostenere gli altri.
Rose ha riconosciuto che, nonostante non sia stata in grado di praticare Reiki di persona e abbia avuto una perdita di reddito durante la pandemia, ha avuto l’opportunità per rallentare, riflettere e sostenere la comunità. “Offro trattamenti Reiki a distanza gratuiti a clienti esistenti e faccio parte di numerosi gruppi che inviano trattamenti a distanza. Non ci sono soldi in entrata, ma dal punto di vista del sedersi, riflettere e rilassarsi, mi è piaciuto”.
Tutti i professionisti hanno riconosciuto l’importanza delle misure di controllo dell’infezione da COVID-19, ma molti hanno espresso riserve sull’impatto dell’uso dei dispositivi per la sicurezza DPI sull’esperienza del cliente. I professionisti Reiki in contesti clinici lo vedevano come una barriera minore, ma quelli a domicilio avevano più preoccupazioni per la sicurezza. La maggior parte dei professionisti Reiki si è sentita in grado di adattarsi alle normative e non ha visto i DPI come un ostacolo all’efficacia del trattamento Reiki.
Cecilia ha evidenziato la differenza tra i contesti: i DPI sono la norma in un ambiente clinico, ma una potenziale barriera negli ambienti domestici. “Dobbiamo indossare i guanti in ospedale, dobbiamo indossare i DPI, quindi sono abbastanza abituata … Non importa cosa indossi, il (Reiki) agisce, quindi possiamo adattarci, ma penso che nelle case private delle persone sia una situazione strana
Guardando al futuro della professione, le nuove tecnologie sono state una caratteristica importante per superare l’impatto delle misure di distanziamento sociale. I professionisti sono rimasti in contatto con i loro clienti e la loro comunità tramite Zoom, WhatsApp, e-mail e messaggi di testo, anche se questo lascia più isolata la vecchia generazione di clienti meno abituata a questi canali di comunicazione.

Reiki per la resilienza individuale e di comunità
I professionisti Reiki hanno identificato la cura di sé come un elemento chiave nell’affrontare l’impatto della pandemia, dando alle persone un senso di responsabilizzazione nel prendersi cura del proprio benessere e usando il tempo per concentrarsi sullo sviluppo personale. I professionisti praticavano l’auto-trattamento Reiki e incoraggiavano i clienti a imparare il Reiki in modo che potessero prendersi cura di sé in autonomia.
Alexa ha sottolineato l’importanza di consentire alle persone di assumersi la responsabilità della cura di sé e di come l’apprendimento del Reiki possa svolgere un ruolo in questo. “Il mio obiettivo principale con la mia attività non è quello di creare una dipendenza nella quale le persone sentono di dover venire da me per i trattamenti Reiki. Abbastanza rapidamente spiegherò loro con delicatezza e leggerezza che possono trattarsi da soli. Ciò che rende il Reiki così diverso e che personalmente mi ha attratto, è proprio la possibilità di autotrattarsi”.
I professionisti Reiki hanno raccontato di aver raggiunto la comunità più ampia per sostenerla attraverso attività di gruppo virtuali e trattamenti Reiki a distanza come parte di progetti comunitari per supportare le persone vulnerabili e il personale medico del servizio sanitario.
Per contrastare l’isolamento sociale, la paura e l’ansia, Sally ha contattato la sua comunità di studenti Reiki sincronizzando i trattamenti a distanza per creare un gruppo di supporto. “Mi manca assolutamente la comunità, con cui trascorro molto tempo. Sono una persona estroversa, sono molto tattile, non vedere e non poter utilizzare le mani sul corpo nei trattamenti è molto difficile… Normalmente offro incontri di scambio di trattamenti in presenza per i praticanti di livello 1 una volta al mese e ogni due mesi per i praticanti di livello 2. Ora lo faccio una volta alla settimana… ci sincronizziamo dalle nostre case. Sto aiutando le persone a far fronte all’ansia e al futuro e le tengo unite come una comunità di persone che condividono qualcosa”.

Dal Reiki in presenza a quello a distanza
I professionisti Reiki hanno riferito di un maggiore uso del Reiki a distanza per affrontare l’isolamento sociale e la perdita del contatto umano causata dalla pandemia di COVID-19. Tutti i professionisti hanno evidenziato come i trattamenti in presenza abbiano svolto un ruolo più importante nei trattamenti dei clienti, un’esperienza più tangibile. La natura intangibile del Reiki a distanza era percepita come una barriera per i clienti, poiché erano più attratti da ciò che potevano sperimentare, vedere e comprendere fisicamente. Il Reiki a distanza è stato visto dai professionisti come ugualmente benefico nei risultati, ma le mani a contatto erano preferite in quanto c’era una presenza fisica e un rapporto umano maggiore.
I professionisti hanno descritto il Reiki a distanza come un trattamento meno noto al di fuori della comunità Reiki. I clienti dovevano fare un certo sforzo per accettare che un trattamento energetico potesse essere inviato a distanza. I clienti consolidati, sebbene all’inizio scettici, erano più propensi a provare il Reiki a distanza poiché avevano già sperimentato un trattamento in presenza.
Yasmin ha evidenziato che i destinatari del Reiki a distanza possono avere un’esperienza tangibile avvertendo il flusso dell’energia, questo può fornire supporto come trattamento supplementare, ma i trattamenti di persona sono ancora percepiti come necessari.

Leggi il testo completo dello studio.

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